ALLA SCOPERTA DEI PALAZZI DEI ROLLI

ALLA SCOPERTA DEI PALAZZI DEI ROLLI

Buongiorno a tutti amici di ZWIN, siamo alle porte di ottobre e come ogni anno nella bellissima Genova c’è un importante manifestazione chiamata Rolli Days, che apre al pubblico i bellissimi palazzi della nobiltà genovese.

Un occasione che merita di essere vissuta, per renderci conto della sfarzosità degli interni di alcuni palazzi, con Zwin voglio segnalarvene alcuni che meritano una visita.

PALAZZO PALLAVICINO TOBIA (CAMERA DI COMMERCIO DI GENOVA) VIA GARIBALDI, 4

Il palazzo Carrega-Cataldi o palazzo Tobia Pallavicini è un edificio sito in via Garibaldi al civico 4 nel centro storico di Genova, inserito il 13 luglio del 2006 nella lista tra i 42 palazzi iscritti ai Rolli di Genova divenuti in tale data Patrimonio dell’Umanità dall’UNESCO. L’edificio è oggi sede della Camera di Commercio di Genova.

Storia e descrizione

Il palazzo fu costruito tra il 1558 e il 1561 per Tobia Pallavicino da Giovanni Battista Castello “il Bergamasco” con la collaborazione di Bartolomeo Riccio, di Domenico Solari e di Antonio Roderio. La costruzione cinquecentesca era costituita da un blocco cubico di due piani più due mezzanini. L’edificio non subì modifiche rilevanti fino all’inizio del XVIII secolo, quando passato in proprietà alla famiglia Carrega venne sopraelevato di un piano ed ampliato considerevolmente: furono costruiti due bracci perpendicolari e il corpo retrostante delimitati verso Piazza del Ferro da una semplice facciata ad intonaco.

La decorazione interna rispecchia le due fasi della costruzione: le pareti laterali e la volta del vestibolo del piano nobile sono interamente rivestite, grazie all’intervento del Bergamasco, da stucchi e grottesche e da riquadri affrescati che rappresentano Apollo Citaredo con le Muse e figure musicanti.

Alla fase settecentesca appartiene la cappella decorata da Lorenzo De Ferrari con una architettura a stucco e finto stucco che inquadra l’affresco con un volo di angeli; anche le ante della porta sono dipinte su tela dallo stesso pittore che vi raffigurò due medaglioni con l’Annunciazione e la Natività.

La galleria dorata che chiude la struttura settecentesca del palazzo costituisce un esempio significativo del gusto Rococò a Genova. Fu interamente ideata dal De Ferrari tra il 1734 e il 1744 seguendo un disegno unitario che fonde insieme stucchi dorati, specchi ed affreschi. Nel medaglione centrale della volta e nei tondi su tela vengono svolti gli episodi più importanti dell’Eneide, dal Concilio degli Dei all’Uccisione di Turno.

PALAZZO LOMELLINI NICOLOSIO, VIA GARIBALDI, 7

Il palazzo Podestà o di Nicolosio Lomellini è un edificio sito in via Garibaldi al civico 7 nel centro storico di Genova, inserito il 13 luglio del 2006 nella lista tra i 42 palazzi iscritti ai Rolli di Genova divenuti in tale data Patrimonio dell’Umanità dall’UNESCO.

Storia e descrizione

Fu costruito tra il 1559 e il 1565 da Giovanni Battista Castello detto il “Bergamasco” e da Bernardo Cantone per volere di Nicolosio Lomellino, esponente di una famiglia in piena ascesa economica e politica. Agli inizi del Seicento la proprietà passò alla famiglia Centurione che effettuò una ristrutturazione interna, poi ai Pallavicini, ai Raggi ed infine ad Andrea Podestà, più volte sindaco di Genova tra il 1866 e il 1895.

La facciata, dove si percepisce la forte presenza del Bergamasco, è movimentata da una ricca decorazione a stucco, con erme femminili alate, a sorreggere la cornice marcapiano del pianterreno; nastri e drappi a reggere, al primo piano, trofei d’armi; ghirlande e mascheroni a coronamento delle finestre, con figure classiche entro medaglioni ovali, al secondo.

Anche nell’apparato festoso di stucchi dell’atrio a pianta ovale è evidente l’intervento del Bergamasco, che seppe introdurre a Genova le suggestioni della più aggiornata cultura manierista.

Il cortile aperto è delimitato ai lati dalle ali posteriori del palazzo, mentre le terrazze sovrastano un grandioso ninfeo realizzato nel Settecento su disegno di Domenico Parodi. Un giardino si apre verso il monte, eretto sfruttando il declivio della collina retrostante.

In due salotti del piano nobile Giacomo Antonio Boni affrescò Giove e la capra Amaltea e Domenico Parodi Bacco e Arianna. Di Lorenzo De Ferrari è la decorazione a stucco e ad affresco con figure di divinità sulla volta della galleria. Il salone decorato da Tommaso Aldovrandini, è arricchito dalla serie di tele con Storie di Diana eseguita da Marcantonio Franceschini e le vicende storico-artistiche di palazzo Nicolosio Lomellino a Genova e il recente, sensazionale ritrovamento di un ciclo di affreschi realizzati nel 1623-1624 dal pittore genovese Bernardo Strozzi e successivamente occultati a causa di una lite con il committente Luigi Centurione. I documenti, ancor oggi esistenti, relativi alla lite intercorsa tra l’artista e Centurione (1625), confermano l’intervento del pittore in tre stanze del primo piano nobile, i cui affreschi furono celati dai successivi interventi con uno spesso strato di intonaco e una controsoffittatura nel salone centrale. Rimossa nel 2002, al di sotto di essa è ricomparsa, con i suoi colori smaglianti, l’Allegoria della Fede. Nelle altre due stanze, in condizioni più precarie, sono stati rinvenuti l’Astrologia e frammenti con la Navigazione e Tritoni.

PALAZZO GRIMALDI LUCA (PALAZZO BIANCO) VIA GARIBALDI, 11

Sito in via Garibaldi al civico 11 nel centro storico di Genova, inserito il 13 luglio del 2006 nella lista tra i 42 palazzi iscritti ai Rolli di Genova divenuti in tale data Patrimonio dell’Umanità dall’UNESCO.

Ospita una sezione dei Musei di Strada Nuova, che comprendono anche palazzo Rosso e Palazzo Doria-Tursi, specificamente dedicata alla pittura a Genova e in Liguria tra XVI e XVIII secolo, e con importanti sezioni di arte italiana, fiamminga e spagnola.

Storia e descrizione

Il palazzo occupa il sito della dimora costruita tra il 1530 e il 1540 da Luca Grimaldi, membro di una delle più importanti famiglie genovesi, dal 1658 essa passò in proprietà alla famiglia De Franchi e nel 1711 venne ceduta, dagli eredi di Federico De Franchi, a Maria Durazzo Brignole-Sale, loro principale creditrice.

La nuova proprietaria, che intendeva destinarlo al nipote cadetto Gio. Giacomo, fra il 1714 ed il 1716 fece ricostruire quasi per intero il palazzo che da allora fu denominato Bianco per il colore chiaro dei paramenti esterni.

Nel 1889, alla morte di Maria Brignole Sale De Ferrari, duchessa di Galliera, ultima discendente della famiglia, il palazzo venne ereditato dal Municipio e, per volere di quest’ultima, destinato a galleria pubblica.

Dipinto La Giustizia del pittore Giovanni Andrea De Ferrari

“Per la formazione di una pubblica galleria”: con queste parole, nel testamento del 1884, si trova l’intenzione della duchessa di Galliera di adibire il palazzo ad uno spazio pubblico, con la prospettiva di incrementare le opere d’arte già in esso contenute, costituendo il primo nucleo del museo civico.

A partire dal 1887 si arricchì di numerose collezioni private e il municipio stesso intervenne con un’oculata politica di acquisti.

L’attuale disposizione delle sale e la trasformazione in pinacoteca derivano dal trasferimento di sculture e affreschi in altre sedi museali e dal riordino, seguito alla ricostruzione postbellica del palazzo; restauro del palazzo e riordino delle collezioni furono decisi da una commissione composta da Orlando Grosso, Carla Mazzarello, assessore alle Belle Arti del Comune di Genova, Caterina Marcenaro, direttore alle Belle Arti del Comune, Mario Labò, architetto,[1] e da Franco Albini, architetto, il cui intervento è considerato una delle opere più significative del razionalismo italiano finalizzato a un recupero storico. L’allestimento delle collezioni fu curato da Carla Mazzarello. Il palazzo venne aperto alla cittadinanza nel 1950.

28. PALAZZO BALBI GIACOMO E PANTALEO VIA BALBI, 4

Il palazzo Balbi-Senarega è un edificio sito in via Balbi al civico 4 nel centro storico di Genova, inserito il 13 luglio del 2006 nella lista tra i 42 palazzi iscritti ai Rolli di Genova divenuti in tale data Patrimonio dell’Umanità dall’UNESCO. L’edificio è oggi sede dei dipartimenti delle facoltà umanistiche dell’università degli studi di Genova.

Storia e descrizione

Primo edificio a Genova ideato per accogliere due appartamenti uguali e distinti, fondato dai fratelli Giacomo e Pantaleo Balbi: due uomini illustri le cui fortune si fondano principalmente sulle attività finanziarie.

La particolare architettura della dimora, concepita forse dall’architetto Bartolomeo Bianco, non si avvale del facile espediente di accostare specularmente due case (soluzione di età medievale ancora presente nel palazzo Cipriano Pallavicini di piazza Fossatello), ma sovrappone i due appartamenti in modo tale da poter sfruttare l’intera superficie del lotto, peraltro non molto vasto, ed evitare possibili gerarchie tra i proprietari. In comune risultano l’accesso, il piano del portico destinato parzialmente ad ospitare lo scagno e lo scalone.

La peculiare articolazione interna degli appartamenti modifica la disposizione dei mezzanini, che sono sovrapposti ai piani principali e vengono destinati fin dall’origine a essere affittati.

Ereditato da Francesco Maria Balbi, con vincolo di fedecommesso, l’edificio viene rinnovato nel proprio assetto tra il 1645 e il 1665, probabilmente ad opera dell’architetto Pietro Antonio Corradi con un intervento che modifica profondamente la composizione originaria.

L’ampliamento del giardino a valle viene considerato da molti il passaggio ad una più ampia spazialità “barocca” che si incarna in luminosi colonnati; mentre l’addizione delle stanze ai piani superiori trasforma la planimetria, facendole assumere quella caratteristica forma ad “U” che attualmente conserva.

Il palazzo è inoltre decorato per tutta l’estensione del secondo Piano Nobile (abitazione prescelta da Francesco Maria Balbi) da grandi e celebri cicli di affreschi opera degli artisti barocchi genovesi Valerio Castello, Domenico Piola, Giovanni Andrea Carlone e Gregorio De Ferrari. La struttura di giardino è poi arricchita da un ninfeo connotato da un ricco apparato scultoreo in stucco, opera di Giovanni Battista Barberini, restaurato negli anni Ottanta del XX secolo e accoglie oggi alcuni istituti delle Facoltà umanistiche dell’Ateneo genovese.

PALAZZO CENTURIONE GIO BATTISTA, (PALAZZO ANDREA PITTO O CENTURIONE CAMBIASO) VIA DEL CAMPO, 1

Il palazzo Gio Battista Centurione (noto anche come Palazzo Centurione Cambiaso o Palazzo Andrea Pitto) è un edificio sito in piazza Fossatello al civico 3 nel centro storico di Genova, inserito il 13 luglio del 2006 nella lista tra i 42 palazzi iscritti ai Rolli di Genova divenuti in tale data Patrimonio dell’Umanità dall’UNESCO.

Storia e descrizione

Battista Centurione inizia i lavori nel 1611 sull’area di case di Adamo Centurione, banchiere armatore e suocero del celebre ammiraglio di Oneglia Andrea Doria. La progettazione, nonostante una prima attribuzione a Gaspare della Corte, si deve all’architetto Battista Cantone e poi al figlio Filippo Cantone, che realizzano la nuova opera rettificando a spese del suolo pubblico i lotti precedenti.

Iscritto nei rolli di Genova del 1664, rimane alla famiglia Centurione fino al XVIII secolo. Nel 1798 risulta intestato ai Saluzzo-Brignole e nel 1874 verrà acquistato dai Cambiaso. Nel 2004 viene acquistato da una società di spedizioni.

Conserva la facciata del XVII secolo pubblicata nella edizione rubensiana. Sul portale è presente un cartiglio con l’iscrizione “SIC NOS NON NOBIS”. Originale anche lo scalone voltato, con intonaco “infrascato” alle pareti, che prosegue fino al II piano nobile.

I saloni dei piani nobili conservano ancora affreschi di Domenico Piola, Bacco e Arianna, Gregorio De Ferrari, Trionfo della Liguria, di Bartolomeo Guidobono, Carro di Giunone, Metamorfosi, Venere e Adone, e di Giovanni Battista Semino (Le quattro stagioni).

PALAZZO GRIMALDI FRANCESCO (GALLERIA NAZIONALE DI PALAZZO SPINOLA) PIAZZA PELLICCERIA, 1

Il palazzo Spinola di Pellicceria o palazzo Francesco Grimaldi è un edificio sito in piazza di Pellicceria al civico 1 nel centro storico di Genova, inserito il 13 luglio del 2006 nella lista tra i 42 palazzi iscritti ai Rolli di Genova divenuti in tale data Patrimonio dell’Umanità dall’UNESCO. All’interno ospita la Galleria Nazionale di Palazzo Spinola.

Storia e descrizione

Realizzato per volontà di Francesco Grimaldi nel 1593, viene subito inserito nei rolli e citato nella edizione rubensiana. Si affaccia sulla piazza di Pellicceria, pur conservando l’antico accesso sulla piazza inferiore di Pellicceria.

Il palazzo ospita la famiglia Grimaldi fino al 1641, anno in cui viene ceduto ad Ansaldo Pallavicini (rollo del 1664) per sanare un debito. Unica compravendita nella storia del manufatto, caratterizzata da passaggi ereditari ininterrotti, dai Pallavicini ai Doria e infine agli Spinola agli inizi del XVIII secolo. In tale occasione il palazzo viene sottoposto ad una ristrutturazione che riguarda prevalentemente il loggiato al centro dell’edificio e, in prospetto, le quadrature dipinte sostituite con stucchi rococò.

L’edificio possiede i caratteri propri dei palazzi genovesi tardo cinquecenteschi, riconoscibili nel sistema atrio-scala, nel cortile interno e nel loggiato. Alla maestosità dell’impianto architettonico si affianca lo splendore dei vani interni: di grande interesse sono le volte affrescate dei saloni, in particolare al primo piano La città di Lisbona assediata dall’esercito del duca d’Alba e, al secondo piano Trionfo di Renato Grimaldi e Imprese per l’espugnazione della città di Zierikzee opere di Lazzaro Tavarone, oltre ad altri contributi di Lorenzo De Ferrari. Esemplare, come documento storico del gusto, la vasta quadreria di autori vari, tra cui Luca Cambiaso, Bernardo Castello, Bernardo Strozzi.

Bombardato durante la seconda guerra mondiale, perse il terzo piano (che oggi è moderno) e subì danni alle decorazioni del piano nobile e degli appartamenti al secondo piano. Nel 1958 viene donato dai marchesi Spinola allo Stato italiano e attualmente ospita la Galleria Nazionale di Palazzo Spinola. Per l’adeguamento alla nuova destinazione d’uso si sono resi necessari alcuni lavori di adattamento (come l’ascensore nel cortile interno).

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