I VITIGNI DELLA LIGURIA

I VITIGNI DELLA LIGURIA

Buongiorno a tutti amici de blog, come state? Oggi andiamo a conoscere meglio uno dei piaceri della vita, il mondo del vino, e non potevamo non partire dalle varietà di uve che li compongono. Andremo a scoprire innanzitutto i vitigni della mia terra la Liguria e li suddivideremo in due post: uno sulla riviera di Levante e uno sulla riviera di Ponente.

Il mare e il paesaggio hanno da sempre esercitato un’influenza molto importante sulla viticoltura e la produzione di vino in Liguria. I vigneti, esposti alla brezza marina e spesso coltivati in scoscesi dirupi che degradano verso il mare, producono vini con una “salinità” tutta personale e particolare, difficilmente presente nei vini prodotti altrove. I terrazzamenti ed i ripidi pendii, spesso privi di strade di accesso, come nella zona delle “Cinque Terre”, hanno fatto spesso definire la viticoltura ligure come “eroica“. La vendemmia è svolta rigorosamente a mano e il trasporto delle uve a spalla, non per scelta ma per necessità imposta dalla conformazione del territorio. Le piccole quantità di vini che se ne ricavano si distinguono per la loro originalità nel panorama enologico italiano.

Andiamo a scoprirli insieme

VERMENTINO

Forse uno dei vitigni più rappresentativi della riviera di Levante, che da nome diretto al vino.

Il Vermentino è un vitigno a bacca bianca presente nella Liguria di Levante fino alla Toscana, le cui origini sono discordanti. Si pensa che sia nato in Spagna e poi da lì si sia diffuso in varie regioni della Francia (come il Languedoc-Roussillon), dove è noto come Malvoisie Précoce d’Espagne o Malvoisie à gros Grains e Corsica (dove è l’uva bianca più coltivata). In Italia si è diffuso dalla Liguria verso sud, in Toscana, lungo le colline ai piedi delle Alpi Apuane, in provincia di Massa-Carrara fino alla Maremma livornese e all’Isola d’Elba. In queste zone il Vermentino ha acquisito caratteristiche varietali che lo rendono nettamente distinguibile dal Vermentino ligure o da quello della Sardegna, dove è pure molto diffuso. Molti studiosi lo considerano affine ed antesignano del Pigato e della Favorita.

ALBAROLA

L’Albarola è un vitigno a bacca bianca diffuso soprattutto in Liguria. La sua origine è contesa tra questa regione, in particolare la zona delle Cinque Terre, e la Toscana, soprattutto nella zona della Colli di Luni DOC. L’Albarola è molto simile alla Bianchetta Genovese, tanto che ricerche sul DNA ne hanno confermato la presunta omogeneità tanto da essere considerati un unico vitigno con due sinonimi e caratteristiche diverse dovute al territorio. La similitudine si nota specialmente sul colore, sia delle uve che dei vini, entrambi molto scarichi e pallidi. In passato l’Albarola veniva chiamata Calcatella per i caratteristici grappoli dagli acini piccoli e serrati. I grappoli dell’Albarola hanno dimensioni medio-piccole e forma cilindrica, compatti e alati. Le bucce sono fini ma comunque coriacee, di un colore molto pallido bianco tendente al verdolino o al giallino e coperte da abbondante pruina.

L’Albarola ha rese alte e costanti è resistente alle malattie e alle correnti marine. Può essere allevata con vari sistemi tra cui la controspalliera, e con potature poco o mediamente espanse. Soffre per la peronospora, l’impallinatura, l’oidio e il marciume e per questo predilige colline con buona esposizione e ventilazione. L’Albarola dal punto di vista enologico è molto neutra ed anonima. Rientra in denominazioni liguri molto famose come a DOC Cinque Terre e qualche denominazione toscana. I suoi vini sono chiari e pallidi con sfumature verdoline, profumi poco intensi e semplici, con note leggermente erbacee. Il palato è altrettanto semplice, con struttura medio leggera e poco acida. E’ un vino semplice da consumare giovane. In assemblaggio l’Albarola apporta invece struttura e gradazione alcolica. Rientra in tutti i disciplinari DOC dei vini bianchi liguri, come Colli di Luni, Colline di Levante e Golfo del Tigullio

BOSCO

Il vitigno Bosco è coltivato in Liguria, nella zona di Genova e delle Cinque Terre. Le sue origini sono tanto antiche quanto incerte. L’ipotesi più accreditata è che esso sia autoctono delle Cinque Terre, e che il suo nome ricordi le colline boscose che le caratterizzano. Un’altra ipotesi è che la sua origine sia invece genovese, e che il nome Bosco derivi dal bosco situato nel parco della villa dei Marchesi Durazzo a Genova. Il vitigno Bosco concorre all’uvaggio per la produzione del famoso passito “Cinque Terre Sciacchetrà“. Il Bosco è un vitigno tra i più importanti viticoltura ligure. Il vitigno prende anche altri nomi come Bosco Bianco del Genovese, Madea e Bosco Bianco di Savona, comunque la sua diffusione non sembra oltrepassare i confini regionali della Liguria.

Nelle Cinque Terre i terrazzamenti di terreno strappati alla montagna si prestano ottimamente per ospitare il vitigno Bosco, che sia adatta ai terreni collinari ed è produttivo anche in situazioni di esposizione non del tutto favorevoli. La ventilazione costiera contribuisce a mantenere asciutte queste porzioni di terra, rendendole ideali alla viticoltura, per quanto “eroica”, viste le difficoltà nell’accesso ai terreni e nel trasporto delle uve durante la vendemmia. Una delle curiosità del Bosco come vitigno è non sembra esistere vinificato in purezza.  Infatti la sua vinificazione avviene tradizionalmente in mescolanza con altre uve locali (AlbarolaBianchetta e Vermentino) e addirittura sembra che i caratteri organolettici del vino da sola uva Bosco siano praticamente sconosciuti.

 

BIANCHETTA GENOVESE

La Bianchetta Genovese è un vitigno a bacca biancaautoctono della Liguria, ma che viene coltivato anche in Toscana, nella provincia di Massa-Carrara. E’ diffuso in tutta la Riviera di Levante, dove è conosciuto con il nome di Albarola, le cui analisi del DNA hanno rivelato somiglianze coincidenti molto forti. Per questo motivo sono da considerarsi di fatto come un’unica varietà. Grazie alla sua maturazione precoce che ne consente l’ottimizzazione della maturità negli anni più freddi, si trova a suo agio sui rilievi liguri, ad alte quote con terreni difficili. La Bianchetta Genovese è un vitigno vigoroso, che preferisce climi freschi e aree collinari con buona esposizione e ventilazione. Non ha problemi con i venti salini provenienti dal mare.

I grappoli della Bianchetta Genovese sono di dimensioni medie, alati, con bacche invece piccole o tuttalpiù medie di colore verde tendente al giallo, con bucce di spessore fine e concentrazioni medie di pruina. La Bianchetta Genovese frientra in diverse denominazioni di origine liguri, come la Colli di Luni DOC, la Golfo del Tigullio DOC, nel Colline di Levanto DOC e la Val Polcevera DOC, oltre alle Cinque Terre DOC, dove viene impiegato anche per lo Sciacchetrà. L’impiego della Bianchetta Genovese è quasi sempre in assemblaggio, raramente viene vinificata in purezza. 

 

 

SCIMISCIA’

Il vitigno Scimiscià è un autoctono della Liguria ed era quasi del tutto estinto, ma grazie agli sforzi di alcuni lungimiranti produttori, se ne sono salvati alcuni filari, esclusivamente nella Val Fontanabuona, in provincia di Genova, nell’immediato entroterra di Chiavari e Lavagna. Nel 2003 è stato inserito tra le varietà raccomandate ed autorizzate per la regione Liguria. Da allora è entrato nella IGT Colline del Genovesato e successivamente nella DOC Golfo del Tigullio-Portofino. Il nome è di origine dialettale e significa “cimiciato” ossia puntinato, dalla presenza di piccoli puntini sull’acino, che ricordano il manto della cimice (anche il Pigato ha questo nome per lo stesso motivo, dal dialetto “picau” che significa puntinato). Lo Scimiscià è un vitigno di origini antichissime e misteriose, dalla resa molto bassa ma le cui uve sono molto zuccherine, tanto che veniva utilizzato per arricchire di zucchero alcuni mosti più modesti.

Dallo Scimiscià si ottengono quindi non solamente vini secchi, ma anche ottime se pur rarissime versioni passite. I vini secchi dello Scimiscià risultano piacevolmente fruttati con note agrumate e floreali, mentre al palato risulta piacevolmente sapido. I suoi vini sono comunque difficili da reperire, anche perchè la produzione vivaistica è attualmente molto scarsa, per cui ci vorranno alcuni anni prima di poter degustare Scimiscià di aziende ed annate diverse.

Eccoci giunti alla fine di questa prima carrellata di vitigni, nel prossimo post andremo alla scoperta della riviera di Ponente. Cin Cin e salute

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